Protesi anca nei giovani: arriva la ceramica monoblocco

By: | Tags: | Comments: 0 | aprile 5th, 2016

Finalmente sembra esistere una reale novità nell’ambito della chirurgia protesica dell’anca nei giovani.

I recenti “scandali” in materia di protesi dell’anca nei giovani, e le successive prese di posizione del mondo scientifico riguardo alle cosiddette protesi “metallo-metallo” stanno rapidamente stravolgendo il mondo della chirurgia protesica articolare.

Le protesi metallo-metallo, a causa delle possibili complicanze relative al rilascio di ioni Cromo e Cobalto sono tema di discussione continua tra gli specialisti, e fonte di preoccupazione tra i pazienti.

Il metallo-metallo è sempre stata una scelta obbligata quando volevamo proporre al paziente giovane una tribologia “hard on hard” (cioè ad usura limitatissima, praticamente nulla), una testa di grandi dimensioni che consenta un range articolare eccellente con un rischio di lussazione minimo o nullo, una protesi quindi adatta anche ad attività sportive intense (se non estreme).

Un monoblocco in ceramica con la sua testa di grande diametroFino a poco tempo fa, a questo tipo di protesi non esisteva una alternativa. Nei pazienti in cui l’impianto del metallo-metallo era controindicato o sconsigliato, dovevamo ripiegare sulla ceramica-polietilene.
Sebbene oggi esistano ceramiche resistentissime e polietileni ad alta densità ed addizionati di vitamina E (ad usura ridotta), la tribologia “hard on soft” ha come svantaggio il fatto che, seppur lenta, una certa usura del materiale è presente. E tale usura va monitorata nel tempo. Inoltre, è noto che il polietilene, affinché la velocità di usura possa essere tenuta a bada, debba avere uno spessore minimo di diversi millimetri, e questo incide notevolmente sulle dimensioni della testa impiegabile: 32 mm nella maggior parte dei pazienti, 36 in quelli di corporatura più massiccia.

Queste dimensioni sono decisamente inferiori rispetto a quelle consentite dalle tribologiehard-on-hard, in cui il ridotto spessore del cotile consente teste di grandi dimensioni: dai 40 fino anche ai 54-56 mm o più.

Oltre al metallo-metallo esiste da tempo un’altra tribologia hard-on-hard, ed è la ceramica-ceramica.
Sfortunatamente fino ad oggi la ceramica ha avuto problemi simili a quelli del polietilene: per evitare rotture dell’inserto acetabolare in ceramica, questo doveva avere uno spessore minimo, che condizionava notevolmente le dimensioni della testina, e sembrava controindicare l’uso del ceramica-ceramica nei pazienti pesanti o particolarmente attivi.

Oggi questo problema è by-passato da una nuova tecnica costruttiva. Nei ceramica-ceramica “classici”, il chirurgo impianta il cotile in titanio nell’acetabolo del paziente, e quindi provvede ad assemblarvi l’inserto in ceramica. Oggi esistono dei cotili “monoblocco”, sottilissimi e resistentissimi, che escono dalla fabbrica già asssemblati e pronti all’uso, con un esterno in titanio e l’interno in ceramica di ultima generazione.

Questo miglioramento costruttivo consente di impiegare diametri della testa impensabilmente grandi, e di utilizzare la metodica sia con i pazienti grandi e pesanti, sia con i pazienti molto minuti senza dover impiegare testine sotto i 32 mm.

La nuova soluzione è una novità sensazionale, in quanto riapre le porte all’hard-on-hard e alla testa di grande diametro per tutti i giovani.

Naturalmente, come ogni novità, ha i suoi svantaggi: noi impiantiamo con eccellenti risultati queste protesi da più di un anno, ma naturalmente è ancora presto per dire se a distanza di molti anni tutte le promesse di lunga durata saranno mantenute. Inoltre, è importante una menzione tecnica: poiché i cotili monoblocco sono ingombranti e consento piccolissime correzioni nel posizionamento dopo il posizionamento iniziale, sono più difficili da impiantare correttamente e necessitano di una maniacale pianificazione pre-operatoria.
A mio avviso, a causa anche della curva di apprendimento nel loro utilizzo, sono impianti alla portata dei grandi centri iperspecialistici, e poco adatti all’uso routinario negli ospedali generali.

 

 

Tratto da: medicalia.it

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